Provate a immaginare la vostra vita “montata” come in un film. La mattina vi alzate dal letto, e senza accorgervene siete già in cucina a fare colazione; un altro repentino stacco vi porta sotto la doccia e subito dopo in macchina per andare al lavoro. E vi chiedete “Come ci sono finito qui?” (cosa che a me, tra l’altro, capita tutti i giorni)
Nel frattempo, un vostro amico è in treno per un viaggio da Crotone a San Francisco (un viaggio un po’ articolato), e voi siete in stand-by… fermi… immobili, senza pensare a nulla, come se non esisteste.
Subito dopo siete a letto con Emily Ratajkowski (per le donne, George Clooney)… ma avete già consumato, e date testate nel muro perché non vi ricordate nulla delle robe che avete fatto.
Passa una settimana… il buio, il vuoto totale, un salto temporale che vi porta in un trullo di Alberobello, dove avete imparato a ballare a perfezione la pizzica salentina. E pensate “Cazzo, avessi almeno imparato il kung-fu!”
Nel frattempo il vostro amico è morto per mancanza di fondi del produttore che non poteva accollarsi i costi per tutte le location del viaggio Crotone-San Francisco.
Insomma, tutto questo per dire che siamo fortunati che la nostra vita non sia “montata”, perché possiamo godere appieno di ogni singolo istante. Purtroppo anche quelli brutti. (Ma qualcuno più “zen” direbbe “per fortuna anche quelli brutti”).
E se in un film porno il montatore e l’attore protagonista sono la stessa persona, poco importa: a volte si tratta di posizioni davvero scomode.
La nostra vita è un piano-sequenza, inutile girarci intorno, come ebbe a dire il cugino di Vasco Da Gama prima che quest’ultimo circumnavigasse l’Africa. Dal momento in cui apriamo gli occhi, una volta generati, comincia un’unica lunghissima inquadratura, dove gli unici “stacchi” sono dovuti al battere delle palpebre, anche se in realtà stiamo continuando a filmare, quindi più che stacchi sono delle interferenze del decoder. Ora la macchina da presa – i miei occhi, quindi gli “occhi da presa” – è fissa sul monitor del computer, ma all’improvviso sposta l’attenzione sul cane sul pavimento, e subito dopo al di fuori del balcone, attirata dal passaggio di un elicottero. Il tutto in maniera continua, senza stacchi, senza interruzioni. In un solo ciak.
Il piano-sequenza cinematografico non fa altro che riprodurre la nostra continua osservazione: seguiamo l’attore che si alza dal letto, infila i piedi nelle ciabatte, si avvia verso la cucina, apre la dispensa, prende il caffè, e noi guardiamo un po’ lui, un po’ le sue mani, gli oggetti, per tornare poi ad una visione più ampia di tutto l’ambiente, magari allontanandoci un po’.
Il cinema (fortunatamente, a mio avviso) è pieno di esempi illustrissimi di piano-sequenza, che vanno dalle lente carrellate all’uso magistrale del dolly, dalla fluidità della steadycam alla frenesia della camera a spalla. E’ difficilissimo poter stabilire quale sia il più bello, il più sorprendente, il più ipnotico, il più coreografico. Mi limiterò a citare pochi esempi in base all’inventiva, all’effetto scenico, e in relazione anche all’epoca in cui quel determinato film è stato girato, e ne segnalo anche i link per vederli su Youtube. In coda a questo articolo c’è invece una lista redatta dal sottoscritto di tutti (o quasi) i piani-sequenza più belli della Storia del Cinema. Commentate, e aggiungete voi stessi qualche esempio! E, se volete, chiedetemi come sono stati realizzati.
Nel 1941 quel genio assoluto di Orson Welles gira “Quarto potere” (Citizen Kane). Due lunghi dolly descrivono l’incipit del film. Il grande Orson replicherà l’effetto, con risultati ancora più impressionanti, per l’incipit de “L’infernale Quinlan” (The touch of evil) del 1958.
Nel 1948 quell’altro patrimonio dell’umanità che è Alfred Hitchcock decide di realizzare un film “interamente” in piano sequenza: “Nodo alla gola” (Rope). Ovviamente non si tratta di un’unica sequenza dall’inizio alla fine del film, perché a quel tempo i rulli duravano una decina di minuti, ma il grande Hitch seppe perfettamente raccordarli fra loro con degli stacchi “tattici” servendosi a volte delle giacche scure degli attori come passaggio da un rullo all’altro.
Chi riuscirà invece nell’ardua, folle e mirabolante impresa di girare un film INTERAMENTE in piano-sequenza sarà il regista russo Aleksandr Sokurov nel 2002 con la sua incredibile “Arca russa”: una steadycam continua che segue gli attori in una sontuosa scenografia, tra caldi e monumentali interni ed esterni colmi di neve.
Altro grande regista patito per il piano-sequenza è “l’hitchcockiano” Brian De Palma (del cui bellissimo “Blow out” ho parlato nello scorso articolo): i suoi 12 minuti e mezzo iniziali di “Omicidio in diretta” (1998) meritano di entrare nella Storia del Cinema, sebbene il sottoscritto abbia individuato probabili quattro punti in cui De Palma probabilmente ha fatto degli impercettibili stacchi (minuti 1,40 – 2,20 – 4,00 – 5,40).
Birdman. Se non avete visto questo spettacolare film di Alejandro Inarritu del 2014 non avete vissuto. Un unico piano-sequenza “tattico” dall’inizio alla fine, una serie di sequenze in steadycam raccordate digitalmente in un modo assolutamente sbalorditivo e in perfetta armonia con la teatralità della storia raccontata. E una mdp fantasma che non si riflette nello specchio!
‘Sti Messicani (insieme ai Russi e ai registi orientali) ci sanno proprio fare. Il conterraneo di Inarritu, Alfonso Cuaron, ci ha regalato due film ognuno dei quali con almeno 3 piani-sequenza capolavoro. Il primo è “I figli degli uomini” (2006) di cui riporto il link di due incredibili piani-sequenza: qui e qui ; l’altro film è “Gravity” (2013), e questo è il link di una parte della sequenza d’apertura che in realtà durerebbe 17 minuti.
Robert Zemeckis è uno dei più grandi registi esistenti. Dopo aver visto la sequenza di Contact (1997) in cui la piccola protagonista corre per le scale fino al mobiletto del bagno… beh… starete lì a chiedervi “Eh…??? Ma come…? Ma cosa…? Come diavolo ha fatto????”.
Continuerei a scrivere per ore sul piano-sequenza, ma devo necessariamente chiudere questa rassegna esemplificativa con un ultimo link, relegando purtroppo altri capolavori nella lista redatta a fine pagina. L’indecisione è fortissima… opere d’arte tra “Shining”, “Quei bravi ragazzi”… e come si fa? Nell’imbarazzo della scelta, cito il piano-sequenza di una serie TV di culto: “True detective”, a dimostrazione che ormai, spesso, le serie TV superano il cinema in quanto a tecnica e creatività; e questa bellissima sequenza “action” ne è la prova, mantenendo per l’intera durata della scena una fotografia a dir poco strepitosa.
Commentate! Suggerite le vostre preferenze e, se volete, chiedetemi come sono state eseguite le scene più complicate e sorprendenti.
Ed ecco la lista in ordine cronologico di altri splendidi piani-sequenza:
Weekend (J.L. Godard, 1967)
Professione reporter (M. Antonioni, 1975)
Lo specchio (A. Tarkovskij, 1975)
Una giornata particolare (E. Scola, 1977)
Shining (S. Kubrick, 1980)
Quei bravi ragazzi (M. Scorsese, 1990)
The player (R. Altman, 1992)
Hard boiled (J. Woo, 1992)
Boogie nights (P.T. Anderson, 1997)
Magnolia (P.T. Anderson, 1999)
Kill Bill V.1 (Q. Tarantino, 2003)
Le conseguenze dell’amore (P. Sorrentino, 2004)
The protector (P. Pinkaew, 2005)
Espiazione (J. Wright, 2007)
Il segreto dei suoi occhi (J.J. Campanella, 2009)
Hanna (J. Wright, 2011)
Ciao Giorgio. Qualche giorno fa ho visto al cinema Il Contagio e credo ci sia un piano sequenza molto ben fatto. Se ti capita di andarlo a vedere mi piacerebbe sapere la tua opinione. Sarebbe bello se facessi delle lezioni tipo Pluriversità su questi argomenti.
Ciao Livia! Mi incuriosisce tantissimo! Lo vedrò e ti dirò cosa ne penso.
Per quanto concerne i corsi… beh, ci sto lavorando da un po’… 😉
Dimentichi “I figli degli uomini” di Cuaron.
https://youtu.be/yw3v-vsS-Cc
Bellissimo il tuo articolo,comunque!