Vi racconto la mia “Gatta”

Nel 2012 (non chiedetemi in quale mese) la Casa di produzione cinematografica MAD mi chiamò per propormi un provino in qualità di doppiatore per il nuovo lungometraggio animato in preparazione, dal titolo “L’arte della felicità”.

Pregno di curiosità, mi presentai agli studi di piazza del Gesù a Napoli, dove fui accolto con grande rispetto e cortesia, elementi che hanno sempre contraddistinto tutti i lavoratori di questa “piccola” – ma già grande – factory.

A pochi istanti dal mio arrivo mi ritrovai seduto al tavolo dell’area caffè, con un “malloppo” di fogli tratti dalla sceneggiatura, storyboard, bozzetti dei personaggi, appunti, caricature.

“Questi sono tutti i personaggi che dovrai provare”, mi dissero, “leggi i dialoghi scelti per ciascuno di loro, e quando sei pronto registriamo”.

Caspita – pensai – ho prestato (e presto tutt’ora) la voce per spot, documentari, audioguide, qualche piccolo doppiaggio… ma mai un film! Del resto non sono un “attore”… l’aver fatto il cretino su un palco qualche volta non fa di me Albertazzi… saprò cavarmela?

Fatto è che la preoccupazione lasciò il posto all’incoscienza, entrai nello studio insonorizzato e cominciai a giocare con la voce. Accanto a me, Alessandro Rak – il regista di quel film – mi mostrò il modo migliore per dare la voce al personaggio dello speaker radiofonico, avvicinandosi al microfono e mangiandoselo letteralmente, con la grinta e l’entusiasmo che lo caratterizzano.

Poi fu la volta dei due personaggi protagonisti, Sergio e Alfredo.

Non ricordo nulla di cosa feci, come lo feci, con quale voce, con quali tempi; so solo che, uscendo dalla sala, mi furono fatti dei complimenti. Non certo per la mia bellezza da fotomodellino.

Qualche settimana dopo mi arrivò una telefonata: “Ciao Giorgio, sono Marino (n.d.r. Guarnieri, co-regista di Gatta Cenerentola), volevo dirti che c’è mancato pochissimo che la tua voce diventasse protagonista del film: eri stato scelto per doppiare Alfredo. Finché non è arrivato Nando Paone”.

Ero talmente lusingato di questo “ballottaggio” che andava benissimo così!

Lì finì la mia avventura con quel film meraviglioso che avrebbe poi vinto l’Oscar europeo per l’animazione.

“Forte” di quell’esperienza, all’inizio del 2016 ritentai la carta del doppiaggio per il nuovo film Mad, “Gatta Cenerentola”, ma… vuoi la febbre, vuoi l’ansia da prestazione, vuoi un devastante mal di pancia, vuoi la mancanza di quella meravigliosa incoscienza del provino precendente, feci, a mio parere, un provino di merda! Ovviamente nessuno usò quest’espressione, ma io sono un autocritico cronico con tendenze autolesioniste condite da pessimismo masiniano e consapevolezza woodyalleniana circa la vacuità dell’esistenza, quindi so che è così.

Fortunatamente, però, alcune persone della produzione, tra cui Marino, conoscevano anche il mio lavoro da fonico di presa diretta e di mix, e mi proposero di sonorizzare una scena del film, così per provare.

La cosa andò bene: il lavoro era mio.

A mano a mano che gli animatori terminavano una scena me la mandavano per una prima sonorizzazione; poi ci si vedeva, la si guardava insieme, si discuteva, alle volte andava rifatta completamente, anche perché… vai a mettere d’accordo 4 registi! (Alessandro Rak, Marino Guarnieri, Dario Sansone, Ivan Cappiello).

Chiedete a Rak quante volte ho dovuto sonorizzare quella maledetta scena 3!

Comunque è stato bellissimo poter dare l’anima sonora a un cartone animato, fondere il realismo con la fantascienza, i rumori “veri” con quelli più onirici, la vita e il sogno.

E i sogni aiutano a vivere meglio.

Tornare ragazzino correndo avanti e indietro per la stanza con in mano un microfono per registrare il suono del cuoio delle scarpe sul legno; intraprendere una scazzottata in solitaria alla fight club per sonorizzare una colluttazione (e ho vinto io, ma l’altro me si è fatto davvero male); realizzare pile di bicchieri di vetro nella mia cucina per dare vita al bar della nave; riempire il lavandino e schiaffeggiare l’acqua per simulare lo sciabordio di un gommone…

Ma la scena a cui sono più affezionato per il sound design è quella che io chiamo “la scena degli oblò”, scena che mi dà anche l’occasione di raccontare l’aneddoto di chiusura di questo articolo.

In questa scena, Angelica – la matrigna della “Gatta” – rimprovera la piccola Mia per la sua “scrittura di merda”, quindi appallottola i suoi compiti e lancia la pallina di carta sul pavimento prima di uscire di scena sdegnata. Il tutto è accompagnato dalla “voce” della nave, una continua e profonda torsione del legno ormai usurato, e dalle onde che si infrangono sugli oblò.

Ok per il legno, ma ora dove le pesco io le onde che si infrangono sugli oblò? Pensai.

Un primo suono lo realizzai schizzando acqua sulle mattonelle della mia doccia; questa traccia mi sarebbe servita per comporre il suono finale con delle alte frequenze.

Dopo aver allagato mezza casa, aspettai che si facesse notte, riempii il secchio, presi il registratore e uscii nel parcheggio. Adagiai il registratore sul sedile dell’auto, chiusi gli sportelli e cominciai a tirare secchiate d’acqua sui finestrini. Il risultato fu un suono cupo, ma rilassante (come quando vi lasciate cullare dalle onde sul bagnasciuga), enfatizzato ovviamente sulle frequenze più basse.

Ciò che sentirete nel film, giunti a quella scena, è la somma di queste due tracce: uno dei suoni realizzati per questo film che più mi inorgoglisce. Ecco la scena in questione

Ringrazio quindi i 4 registi per avermi dato questa splendida opportunità, e soprattutto per avermi permesso di lavare la macchina, che era mesi che non lo facevo.

p.s. Comunque per le voci del film hanno scelto Alessandro Gassman e Massimiliano Gallo, eh! Giusto per lusingarmi un altro po’ 😉

One thought on “Vi racconto la mia “Gatta”

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

© 2024 Giorgio Molfini | WordPress Theme : ScrollMe